Fonte: Blog di Beppe Grillo
In questi giorni si celebrano i primi 365 giorni del governo Renzi. Vediamo quali promesse ha rispettato in questo primo anno di mandato:
– L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori: se le parole di Renzi avessero qualche valore, l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori non sarebbe mai stato eliminato. Nel 2009 Renzi dichiarava: “io ho detto che non ho trovato un solo imprenditore in 3 anni che faccio il sindaco che mi abbia detto, Caro Renzi io non lavoro a Firenze o in Italia perché c’è l’articolo 18. Nessuno me l’ha detto. Non c’è nessun imprenditore che ponga l’art. 18 come un problema. Mi dicono c’è un problema di burocrazia, di tasse, etc” (fonte). Renzi invece ha fatto esattamente il contrario: ha demolito lo Statuto dei Lavoratori, ha abolito l’art. 18, ha consentito il demansionamento, ha consentito di sorvegliare i dipendenti sul proprio posto di lavoro e ad oggi ha mantenuto in vita tutti i contratti precari. Confindustria e Marchionne ringraziano;
– Le grandi opere: una battaglia che il nostro Premier voleva combattere prima di andare al governo poi, però, anche questa volta ha cambiato idea. Nel novembre 2012 alla domanda le grandi opere sono prioritarie per il Paese? Il Premier rispondeva: “NO, per 3 motivi. Uno perché le grandi opere creano meno occupazione che le piccole opere. Due perché è dimostrato che le piccole opere che riducono la congestione del traffico hanno il miglior rapporto benefici/costi. Tre perché il ritorno economico è nettamente migliore per le opere più piccole” (fonte). Renzi invece ha fatto esattamente il contrario: ha varato “lo sblocca Italia”, un decreto legge che riguarda solo grandi opere pubbliche, tralasciando le piccole. Ha consentito di trivellare il Paese, avremo più cemento e appalti assegnati in via diretta, poteri infiniti dei Commissari sulle bonifiche,rischio idrogeologico, oltre a incrementare ulteriori scandali legati ad infiltrazioni mafiose;
– Il Pil e disoccupazione: temi che preoccupavano molto il Premier. Nel febbraio 2014 diceva: “In 5 anni il Pil ha perso 9 punti, la disoccupazione è raddoppiata al 12,6% e quella giovanile al 41,6%. Non sono numeri da crisi ma numeri da tracollo” (fonte). Il Premier cominciava il proprio mandato in maniera molto ottimista facendo una previsione di crescita del Pil del 0,8. Ottimismo che veniva subito sbugiardato dai dati Ocse che stabiliva un calo del Pil italiano dello 0,4%. Durante il suo mandato poi la disoccupazione in Italia è cresciuta arrivando a livelli storici, ovvero quella generale al 13,4% e quella giovanile al 43,9%.
– Abolizione delle Province: Renzi il “risparmiatore” dichiarava che con l’abolizione delle province si risparmia! Poi affermava “io dico prudenzialmente 3.000. 3000 persone che dall’elezioni del 25 maggio smetteranno di avere un’indennità della politica e troveranno l’ebbrezza di tornare al proprio lavoro”. “Alcuni potranno dire, è poco! Ma è un segnale importante. E’ arrivato il momento di dire basta al fatto che guadagnano sempre i soliti e si inizia a tagliare sui costi e sui posti della politica” (fonte). Belle parole quelle di Renzi. Peccato però che a conti fatti si è trattato solo di fuffa. Nessuna abolizione delle province è stata fatta, bensì un semplice riordino che addirittura ha creato ben 13 città metropolitane e quindi, anziché far risparmiare l’indennità delle 3000 persone a cui faceva riferimento ha esteso l’indennità a ben altri 26.000 nuovi Consiglieri comunali e ad altri 5.000 nuovi assessori (fonte). Una vera abolizione delle province, invece, avrebbe portato un risparmio di oltre 2 miliardi di euro per l’Italia. Alla faccia del risparmio!
– Riforma del Senato: secondo Renzi i costi del Senato andavano ridotti. Nel gennaio 2014 dichiarava: “1 miliardo in meno all’anno”. Ma purtroppo, anche in questa occasione il nostro Premier si è sbagliato di brutto. Dopo il parere chiesto dal Movimento 5 stelle alla ragioneria dello Stato è venuto fuori che il risparmio totale della riforma di Renzi è di 49 milioni all’anno e non di 1 miliardo. Ma non solo. Secondo Renzi il Senato sarebbe il colpevole dei ritardi delle riforme. Ma così non è. La colpa è del governo. Una volta che le riforme vengono fatte, sono i governi a dover dare attuazione. Se monitoriamo i ritardi burocratici che frenano l’operatività delle misure approvate dai governi Monti, Letta e Renzi vediamo come mancano ben 511 decreti attuativi. (fonte), per cui altra falsità detta dal Premier. Continua a leggere